Il Cisternone di Pasquale Poccianti
Alla scoperta del Cisternone , della sua storia e di quella di colui che progettò l’edificio ,grazie al contributo della amiche del blog Followingyourpassion
Pasquale Poccianti ricopre il ruolo d’ingegnere delle Regie Fabbriche (1806-1835)per un periodo di circa trent’anni, studiò architettura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il Poccianti lavorò a Firenze (ad esempio al Palazzo Pitti), a Pisa, a Lucca, a Poggio a Caiano e a Livorno dove costruì Il Cisternone, uno dei principali esempi neo-classici, con riferimenti anche all’opera utopistica e rivoluzionaria degli architetti come Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux.
Siamo in pieno periodo Neoclassico (normalmente datato tra il 1750 e il 1830), questo stilema architettonico nasce da un rinnovato interesse per l’arte antica, quella greco-classica in particolare, e ben riconoscibile nell’architettura, arti visive, letteratura, in campo teatrale e musicale. Il Neo-classicismo esprime l’interesse degli artisti per le opere antiche e riproduce quindi gli stilemi dell’età classica.
Poccianti si occupò di proseguire i lavori per l’acquedotto Leopoldino di Livorno, ideandolo come una passeggiata monumentale, lungo il cui percorso si trovavano tre cisterne: il cisternino del Pian di Rota (nei pressi della Fattoria Limonaia e dove si trova una sede la Lipu) da qui proseguono le arcate dell’acquedotto visibili per un lungo tratto e poi si va verso il centro cittadino fino ad incontrare il Cisternone (o Gran Conserva, alla fine di viale Carducci ex viale degli Acquedotti) e poi il Cisternino di città (in piazza della Repubblica).
Il Cisternone ha la più grande delle vasche di raccolta idrica per la città, tutt’oggi funzionante.
L’acqua arriva qui dall’acquedotto di Colognole, dove vi consiglio una visita domenicale, potreste percorrere le mura dell’acquedotto ancora in
funzione, in mezzo al bosco e mimetizzati da muschi, mirto, ciclamini, orchidee selvatiche e ruscelli troverete architetture in pietra che a me hanno sempre ricordato i disegni di Escher.
Il Cisternone è quel che ho definito in precedenza, uno dei maggiori esempi neoclassici italiani se non europei, fu costruito dal 1829 al 1842. I riferimenti all’architettura neo-classica francese, sono riconducibili al disegno del prospetto per l’Hotel Guimard e alla Casa dei Sorveglianti del fiume di Ledoux, ma anche ai disegni dell’architettura utopica di Boullée, del quale penso alla grande semi cupola del Cenotafio di Newton.
Il prospetto del Cisternone è costituito da un portico a otto colonne alte sei m, in stile tuscanico e una suggestiva semi-cupola cassettonata. Mi domando se il Poccianti, volesse anche rendere noto il concetto della “raccolta” con la raffigurazione della grande semi-cupola. Al suo interno vi è la grande cisterna con la capienza di circa undici mila litri, sul fondo della quale è scritto: Me – saluberrimas acquas – in Liburnensium commodum – servaturam – Leopoldus II M. E. D. – fecit – opere Pasch. Poccianti arch. flor.
La cisterna ha una copertura fatta da quarantadue calotte tipo volte a vela, sostenute da cinquantasei pilastri e una geometria regolare che in pianta misura 38×42 m. La funzione della grande conserva, oltre a quella di “accumulo” è anche quella di far filtrare e decantare l’acqua prima di immetterla nella rete per i cittadini.
Vi è anche una nota particolare da fare, v’invito in tal proposito a guardare attentamente il disegno ad acquerello risalente all’ottocento e confrontarlo con una foto attuale, di conseguenza noterete che a parte le bruttissime strisce grigie sulle colonne del prospetto mancano due statue ai lati della semi-cupola. Dove sono finite? Ci sono mai state o erano solo nel disegno? Che statue erano? Le statue dovevano esserci da progetto, entrambe raffiguranti le sorgenti della Morra e della Camorra (così si chiamano le sorgenti di Colognole). In attesa delle statue in marmo, furono poste provvisoriamente in gesso, ma con il vento (che a Livorno non è poco) e altri agenti atmosferici si degradarono, dunque furono rimosse e da allora il cisternone non ha più avuto le sue statue. Al posto della Morra è scritto: Undas, Labro tibi fundens ego Morra salubres – Quaque die laetor consuluisse tibi. Al posto della Camorra è scritto: Et Camorra meas puro de fonte ministrans – Dulce habui Tusci Principis imperium.
Questa è un’architettura non sempre visitabile, salvo qualche eccezione durante l’anno fatta su concessione dell’Asa, ma la Proloco avrà premura di rendere quanto più visitabile questo monumento.
Giulia Persico
Giulia Persico